Il Paradosso dell’Autoctono: Come il Turismo Enogastronomico Iper-Brandizzato ruba l’identità ai territori del vino.

Ottobre 26, 2025
di Dante SACCO

Autoctono e Brandizzazione Enologica: La Sostenibilità Tradita nel Turismo del Vino

​Il panorama vitivinicolo italiano e globale è caratterizzato da una ricchezza straordinaria di vitigni autoctoni , una biodiversità che è al contempo un patrimonio culturale e una risorsa commerciale. Tuttavia, l’attuale tendenza all’iper-focalizzazione e alla commercializzazione aggressiva di questa abbondanza, in particolare attraverso i canali del turismo enogastronomico, solleva urgenti questioni sulla sostenibilità economica, sociale e identitaria dei territori produttivi.

​Il Paradosso della Moda: Vino Naturale e ‘Atavico’

​Una spinta significativa nell’attuale mercato è la crescente domanda di vini naturali, biologici e ‘atavici’ . Questa tendenza, pur lodevole nei suoi intenti di purezza e minor impatto chimico, si è trasformata in una moda di consumo che spesso idealizza e mercifica l’immagine del piccolo produttore. L’attribuzione di un valore quasi mistico a ciò che è “non-trattato” o “antico” ha innescato una corsa alla brandizzazione dell’autoctono, spingendo molte piccole realtà a enfatizzare esasperatamente la propria unicità per cavalcare l’onda di mercato.

​Questo fenomeno genera un paradosso: l’eccessiva offerta di prodotti “di nicchia” ne annacqua la reale diversità e, paradossalmente, ne standardizza la narrazione commerciale, rendendo la presunta “unicità” una commodity.

​L’Inflazione dell’Esperienza: Eccesso di Offerta nel Rural-Turismo

​L’enoturismo è diventato un motore economico fondamentale, ma l’eccesso di offerta di esperienze turistiche sta erodendo il tessuto autentico delle comunità. Molte piccole cantine, spinte dalla necessità di diversificare i ricavi, hanno ingigantito e spettacolarizzato la propria immagine (spesso con investimenti non sostenibili a lungo termine) per offrire esperienze ‘brandizzate’ di degustazione e soggiorno.

​Questa inflazione dell’esperienza porta a:

1)​ Omologazione dell’offerta: Molti wine-tours e agriturismi finiscono per offrire format simili, depauperando il senso di unicità territoriale.

2)​ Distorsione della realtà: La narrazione turistica spesso idealizza il lavoro agricolo, nascondendo le reali fatiche e le marginalità economiche del mestiere.

La Voracità del Turismo e le Ricadute Locali

​Il punto più critico riguarda la voracità del turismo di massa e la sua ricaduta netta sul territorio e sulla comunità locale.

​Il turismo enogastronomico, se non gestito con criteri di sostenibilità rigorosi, si configura come un estrattivismo di valore:

1) ​Aumento dei Costi Fissi: L’aumento della domanda turistica (e della necessità di servizi ad essa correlati) spinge verso l’alto i costi immobiliari (affitti, terreni), rendendo difficile l’accesso alla casa e al suolo agricolo per le nuove generazioni di residenti e viticoltori. La comunità locale si trova a sostenere il costo sociale dell’esclusività.

2)​Marginalizzazione dell’Identità: Il territorio viene percepito e valorizzato non per la sua intrinseca vita comunitaria e agricola, ma solo in funzione dell’ospite. Ciò che “rimane nei territori” non è la prosperità diffusa, ma l’adattamento forzato alle esigenze del visitatore e l’erosione delle economie non-turistiche.

​Cosa Rimane nei Territori: Un Appello alla Sostanza

​È fondamentale recuperare una prospettiva critica su cosa è realmente il vino nei territori:

​Strumento Agricolo, non Solo Turistico:

 Il vino è, in primo luogo, il risultato di un’attività agricola complessa che modella il paesaggio e l’economia locale 365 giorni l’anno, indipendentemente dal flusso turistico.

​Valore Comunitario:

Il vero valore di un vitigno autoctono risiede nella sua capacità di sostenere economicamente le famiglie di agricoltori e di mantenere vivo il sapere tecnico e culturale, non solo nel prezzo di vendita della singola bottiglia o del tour di degustazione.

​Per una sostenibilità autentica, la commercializzazione deve spostare l’attenzione dalla mera brandizzazione superficiale all’investimento in infrastrutture locali, nel welfare comunitario e nella formazione agricola, assicurando che la rendita generata dall’autoctono e dal turismo non si disperda verso l’esterno ma circoli internamente, a beneficio dell’ecosistema sociale e produttivo che lo ha generato. La vera unicità non è un’etichetta, ma la capacità di un territorio di sostenere se stesso e le comunità residenti.

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